Nate entrambe il 20 aprile a Novara, Olga nel 1922 e a Ceva, provincia di Cuneo, nel 1925 Lidia, rimangono presto orfane della madre e vengono trasferite dalla nonna paterna a Villanova frequentando poi le scuole medie nel collegio del Sacro Cuore a Casale Monferrato. Anche il padre muore presto, Olga frequenta il Liceo Artistico a Vercelli mentre Lidia si diploma nel ’42 in ragioneria e, causa la guerra, inizia a lavorare nella ditta Vignola Francesco e Figlio di Villanova, nel settore risiero e produttrice di prodotti base per l’industria farmaceutica, dove rimarrà per 14 anni con mansioni di carattere amministrativo e organizzativo.
Olga viene chiamata, tra le prime donne insegnanti del dopoguerra, a insegnare a Biella disegno, al Liceo Scientifico prima e all’Istituto Tecnico Tessile dopo, arrivando a formare con professionalità e rigore diverse generazioni di disegnatori tessili svolgendo un’importante funzione di raccordo col mondo aziendale.
A Biella Lidia conosce Carlo Deambrosis che sposa nel ’57. “Carluccio”, come affettuosamente chiamato dagli amici, era titolare di una ditta produttrice di rubinetterie, fondata nel 1911 da suo padre Alfredo Deambrosis alla quale aggiunse l’importazione dalla Germania di valvole per impianti industriali, assumendo la rappresentanza di sei fra le maggiori aziende tedesche.
“…ma in quel giorno del ’57, non avrei minimamente pensato di poter prendere un giorno il posto di mio marito, uomo veramente eccezionale, e nemmeno di entrare alla Deambrosis…” (Dalle parole della stessa Lidia intervistata da M. V. Alfonsi nel libro Donne al vertice).
Dopo nove anni di matrimonio, segnato da molti tentativi per rimanere incinta che sfociano in un doloroso aborto, purtroppo Carlo Deambrosis muore nel ’67 a soli 49 anni di leucemia acuta; non valsero a salvarlo tutte le cure anche le più nuove e rare fatte arrivare dagli Stati Uniti che Lidia si augurava sarebbero servite almeno a salvare altre vite.
Così, senza alcun incertezza, Lidia si trova al comando dell’azienda supportata dalla stima e dalla fiducia dei suoi clienti e dei collaboratori che già avevano avuto modo di apprezzarne le doti di grande umanità, capacità organizzativa e spirito innovativo che la porta ad essere una delle prime giovani donne italiane al vertice di un’azienda dall’impronta altamente specialistica in un campo tradizionalmente “maschile”. Questa donna segnata da molte prove dolorose ne esce anche stavolta vincente dando prova di forza e determinazione unite alla sua femminilità, gentilezza ed eleganza. Riceve infatti vari riconoscimenti e premi a livello nazionale (nel ’74 a Roma in Campidoglio, Rosa della Simpatia con motivazione scritta da Aldo Palazzeschi) ed europeo (’76 a Zurigo, riconoscimento per il progresso economico e del lavoro) e nell’archivio della Fondazione ci sono molte foto in compagnia di personaggi pubblici importanti dell’epoca.
Rilevanti anche le sue numerose cariche: consigliere nazionale dell’Associazione Femmes Chefs d’Entreprises, consigliere dell’Associazione Termotecnica Italiana, delegazione della Lombardia, Vice Presidente nazionale di AIDDA, Associazione italiana imprenditrici e donne dirigenti di azienda.
Amore per il bello, mecenatismo
La storia di questa Fondazione è una storia di amore declinato in tante variabili: amore familiare, amore coniugale, amore per il lavoro e per le persone in generale e anche amore per il bello e per la cultura.
Carlo Deambrosis è infatti un uomo colto e curioso, che ama circondarsi di cose belle e che stringe molti rapporti con pittori e scultori dell’epoca svolgendo un importante ruolo di promotore e mecenate di alcuni artisti che gravitano in quel tempo a Biella.
Da qui la collezione di mobili, quadri e sculture che fan sì che le case in cui abitano le due sorelle siano definite e ammirate come “case museo” dagli amici ed estimatori.